Tutti i giorni, quando tornavo da scuola e le nonne mi aspettavano sulla porta insieme andavamo a salutare gli zii Giancarla ed Osvaldo che avevano ripreso il negozio di ortolano del nonno.
Se era il turno della nonna Olimpia (ricordate che lei veniva a casa mia il lunedi, martedi e mercoledì) gli zii restavano a pranzo da noi, a volte cucinava la nonna, a volte la zia portava delle pietanze fatte da lei che cucinava benisimo, infatti vi ricordate che vi ho raccontato che anni dopo lei e lo zio misero un ristorante.
Mi piaceva tanto stare con loro e quando la zia mi portava con sè a fare spese mi sentivo importante perchè si fidava del mio parere.
La domenica non si andava più a pranzo a Ponte a Mensola, perchè era il turno della nonna Beppina se non aveva voglia di cucinare, cosa rara, ci portava tutti al ristorante "al Girarrosto", lei amava questi ristoranti dove si stava seduti fino alle 4 a chiacchierare, inebriati dai profumi delle braci dove cuocevano file di polli, conigli, spiedini, ariste.
Il babbo e lo zio Romano che fumavano anche a tavola, ci inondavano delle nubi delle loro sigarette e si usciva dal ristorante con addosso odori di fumi vari ed anche il lunedi se avevo lo stesso cappotto , mi portavo dietro questo odore domenicale.
La zia Giancarla un giorno mi chiese se potevo andare a casa a Ponte a Mensola per farle compagnia visto che la domenica non ci andavamo più ed io contenta dissi sì.
Mentre eravamo in casa, suonò il campanello e si affacciò la sarta che stava sullo stesso pianerottolo
"Giancarla"- disse - "che c'è la Patrizina? Che bello che sei qui, sono contenta di vederti e poi ti devo chiedere un piacerino!"
Io la guardai, sorpresa "Cosa mi vuoi chiedere?" risposi.
"Sai ciccina, io ho una nipotina della tua età che vive a Torino e per Natale volevo farle un bel vestitino, ma non ho le misure, mi puoi fare da modella?"
Mi fece vedere una stoffa a quadretti piccolissimi, sui toni del beige, azzurro e grigio, mi spiegò come lo voleva fare, e mi chiese se mi sembrava una bella idea
A me quella stoffa morbidissima ed il modello che mi aveva proposto piacquero subito e le dissi che la sua nipotina sarebbe stata molto contenta di ricevere un bel vestito così.
Tornando nella casa della zia , le dissi che quella bambina era proprio fortunata ad avere un vestito così bello e la zia mi dette ragione.
La settimana successiva tornai un pomeriggio con la zia Giancarla a casa sua e lei un pò in imbarazzo mi dise "Patrizina, bisognerebbe essere così bravi da tornare dalla sarta, mi ha detto che non è sicura che il vestito sia perfetto, sii brava falle nuovamente da modella."
Io ero un pò scocciata ed anche un pò gelosa di quella bambina che avrebbe indossato il vestito che io provavo per lei, ma per amore della zia, andai, lo riprovai, mi guardai allo specchio e mi montò la rabbia! Ma guarda io devo mettermi un vestito così bello per una bambina che non non conosco e che mi sta pure antipatica! Ora poi che il vestito aveva anche un bel collettino bianco ed un fiocchino blu al collo, come la cinturina!
"Zia, ora basta, questo vestito non lo voglio provare più."
"Ma ti piace?" disse la zia
"No, non mi piace." risposi, con le guance rosse dalla rabbia che mi faceva quella bambina.
"Meglio"- disse la zia - "tanto non è nostro"
Io lo sognavo anche la notte quel vestito, ma non lo dicevo a nessuno !!
Il nostro primo Natale da soli gli zii vollero in tutti i modi che io ed il babbo andassimo a dormire da loro la vigilia per andare insieme alla messa di notte e per svegliarsi con i regali sotto l'albero come avevamo sempre fatto. Il babbo accettò per far contenti loro e la nonna Olimpia, io ero contenta, facevo ancora finta di credere a Babbo Natale, per la paura che non mi arrivassero regali ma l'anno prima avevo scoperto con tanto dispiacere che non esisteva!
Curiosa come sempre avevo guardato dentro un armadio, dove la mamma frettolosamente aveva messo qualcosa...ed avevo scoperto la bellisima bambola che desideravo e che "Babbo Natale" mi portò 2 giorni dopo.
Quest'anno avrei fatto ancora finta di crederci, ma tutti sapevano che non era vero.
Il giorno prima di Natale ci trasferimmo a Ponte a Mensola, dove la nonna ci aveva preparato il suo lettone, con le lenzuola sempre profumate di lavanda, io ero contenta nonostante tutto...ed anche il babbo quella sera sembrava meno triste di sempre, piaceva anche a lui essere nella vecchia casa della sua infanzia. Dopo la messa ci demmo tutti un bacino ed andammo a letto.
un mio biglietto di auguri al babbo, di quando ero piccina |
La notte ogni tanto mi svegliavo per vedere se era già mattina, poi mi riaddormentavo...contenta che le ore che mi separavano dal mio regalo fossero sempre meno.
Mi immaginavo mille cose, ma ero incerta, la letterina a Babbo Natale quell'anno non l'avevo voluta scrivere....mi ricordava troppo le letterine che ogni Natale la mamma mi faceva scrivere guidando la mia mano!
Finalmente la porta si aprì e la zia Giancarla mi dette il buongiorno ed un bacio, mi fece mettere la vestaglia rosa bella calda, le ciabattine, poi con aria sospetta mi prese per la mano ed andammo verso il salotto.
Era tutto buio, lei accese la luce e sulla poltrona accanto all'albero LO VIDI....mi andò il cuore in gola....il vestito per la bambina di Torino era lì, era mio....abbracciai forte la zia mentre il babbo la nonna e lo zio Osvaldo mi guardavano commossi.
Quando ho pensato a questo racconto ho cercato ovunque la foto che vedete sopra, mi ero rassegnata a metterne un altra ,quando mi è venuto l'idea di guardare in un cassetto e l'ho trovata !!
E' stata una grande emozione... l'ho tenuta per anni nel portafoglio...come ricordo di un Natale che poteva essere il più triste della mia infanzia e divenne uno dei più belli che ricordo in vita mia!
Buona domenica dalla vostra Pat nonna cantastorie !!